CENNI STORICI
In tempi molto remoti, prima che la conquista romana raggiungesse anche la Liguria, nel territorio di Taggia si stanziarono popoli celti e liguri. Il loro grado di civiltà raggiunse livelli avanzati tra commercianti, pastori e guerrieri.
Si distinsero per coraggio e fierezza, e nel 192 a C. Caio V Minucio riusci a conquistare la zona ed inserirla nell'impero Romano.
Sorse cosi una "mansio" romana, cioè una stazione di rifornimento chiamata "Costa Balena" o "Bellene" corrispondente all'attuale Capo Don.
Questo curioso nome derivò dal dio celtico Beleno, venerato, un tempo, nella zona. La mansio fu quindi un centro romano importante per i traffici commerciali e per il rifornimento delle truppe che sostavano nella zona prima di andare alla conquista di nuovi territori.
La cittadina sorse su quel "Tabia fluvius" di cui si trova menzione nell'Itinerarium Provinciarium del II secolo d.C e in altri antichi testi come la tavola Peutingeriana.
La cittadina di "Tabia" o "Tavia" seguì le sorti dell'Impero Romano d'Occidente che nel VII secolo tramontò e nel 641 Tabia venne distrutta dai Longobardi di Rotari. Fu allora che gli abitanti si spostarono verso l'interno dove le possibilità di difesa erano maggiori.
A questo piccolo insediamento interno, che fu la nuova "Tabia" si aggiunse, ben presto, un gruppo di monaci benedettini che da Pedona (Cuneo) si era spostato in Liguria.
Intanto il centro sul mare, un tempo ricco e commerciale, si svuotò definitivamente e tutti gli abitanti si rifugiarono presso il convento benedettino.
Nacque cosi la "Tabia" medioevale ed intorno ai monaci si organizzarono la vita e la ripresa economica della zona.
Venne incentivata la coltivazione dell'olivo e se ne affermò una varietà chiamata "Taggiasca". Si cominciò l'opera di bonifica della regione arginando foreste che si affaccciavano sul mare e tenendo a distanza cosi anche le belve feroci che infestavano l'entroterra.
Nella valle Argentina i benedettini fondarono vari centri religiosi, come l'abazzia di Santa Maria del Canneto ed alcuni eremi e comunità.
Arrivarono ad interompere l'opera dei monaci i Saraceni e la popolazione venne sterminata.
Nel 979 dopo aver cacciato i Saraceni, gli abitanti di Tabia ottennero in concessione dal Vescovo Teodolfo i beni e i terreni che un tempo erano appartenuti ai monaci benedettini. Iniziò una amministrazione di libero Comune.
Nel XII secolo, Taggia cadde sotto il dominio feudale dei Marchesi di Clavesana e divenne parte del Comitato di Albenga. I Clavesana costruirono un imponente castello da cui controllavano la zona.
In seguito le terre dei Marchesi passarano a Genova che in cambio si impegnò a pagare lire 250 annue.
Taggia non poté nominare i suoi consoli ma riacquistò una certa libertà di azione.
L'influenza genovese si fece sentire gravando di tributi la cittadina, in più, durante la guerra contro Pisa, le continue richieste di uomini e denaro portarono all'esasperazione i fieri tabiesi che nel 1238 si ribellarono a Genova.
Taggia maturava sempre più la propria indipendenza e di pari passo cresceva l'importanza economica e commerciale della cittadina.
Nel 1270 il borgo e il castello di Taggia subirono gravi danni in seguito all'intervento di Baliano Doria contro la famiglia ghibellina dei Curlo, rifugiatasi a Taggia dopo essere stata cacciata dal Podestà di Ventimiglia di parte guelfa.
Nel 1273 per rimediare all'ingiusto trattamento riservato ai tabiesi e alla loro cittadina, Genova nominò a Taggia il primo Podestà, il nobile genovese Ivano Baldizzone.
Nel XIV secolo, Taggia che insieme ad Arma, Bussana e Riva costituiva un solo Comune, divenne un importante nodo per il traffico commerciale sul mare.
L'olivo, il vino, la frutta oltre ai pregiati prodotti dell'artigianato, dalla costa ligure giungevano fino in Inghliterra.
Nel 1357 i consoli del Comune vennero sostituiti dal Podestà che insieme al Parlamento, ai consiglieri e altri funzionari amministavano la Città.
Nel 1381 furono stilati 200 capitoli degli statuti comunali divisi tra norme non solo amministrative ma anche di diritto civile e penale testimonianza oggi dell'avanzato regime democratico e dell'ampliamento delle relazioni commerciali e politiche.
Nel XV secolo, il malgoverno del Doge Paolo Fregoso portò la cittadinanza di Taggia alla fedeltà al Re di Francia Carlo VII e trascorsi pochi anni Taggia fu anessa al domino del Duca di Milano: Francesco Sforza.
Fortificata e difesa da mura, Taggia cercò di difendersi dagli attacchi continui dei pirati, le carestie poi decimarono la popolazione e facero di questi secoli i più duri per la cittadinanza.
Nel 1561 il pirata Luzzalino saccheggiò Taggia ed altri paesi vicini dell'entroterra.
Successivamente grazie all'appoggio dei genovesi la Città si munì di una terza cerchia di mura e ottenne cosi successo contro Luzzalino, sbarcato con 3.500 soldati.
Con l'innalzamento della torre di Arma, deliberata dalla Repubblica genovese, i genovesi vollero convincere la popolazione a tornare a coltivare i campi intorno ad Arma, campi che erano stati abbandonati dopo la distruzione compiuta da Baliano Doria.
Nel XVII secolo presero vita le confraternite "Maddalenanti", regolarizzate in seguito nel 1716.
Nel XVII secolo la storia di Taggia, venne segnata dalla guerra tra i Savoia e Genova.
Fu in occasione di questa guerra che Taggia si rivolse a S.Benedetto, perche la loro città non venisse nuovamente colpita vista l'affiliazione con Genova. Ancora oggi si festeggia a Febbraio il Santo Protettore.
Nel 1797, Taggia entrò a far parte della Repubblica ligure, passò quindi all'Impero di Napoleone I e infine al Regno di Sardegna.
Durante le guerre di indipendenza del 1800, Taggia sacrificò molti giovani alla nobile causa: un eroe del Risorgimento fu Domenico Ferrari. Alla fondazione della "Giovine Italia", collaborò la famosa famiglia Ruffini, composta da Eleonora Curlo Ruffini e dai suoi tre figli.
Durante la resistenza al nazifascismo, anche Taggia subì sangue e sventura. Tra il 1943 e il 1945 ci furono episodi molto drammatici, tra cui la chiamata di uomini di tutte le età per stroncare attacchi di truppe tedesche condotti spesso con furia tale da colpire indistintamente tutta la popolazione.
Il 14 luglio del 1944, ben 400 uomini furono chiusi nella caserma Revelli e interrogati, 86 vennero incarcerati a Savona come delinquenti. Quel giorno anche il parroco di Taggia venne minacciato.
Il 25 settembre del 1944, ebbe luogo la tragica battaglia di Badalucco con i partigiani fiancheggiati dalla popolazione.
Molti morirono perché i tedeschi erano nettamente più numerosi.
La crudeltà dei tedeschi fu sempre più accesa tanto sentivano l'avversità della gente salire e il 21 gennaio 1945, il rastrellamento fu più accanito tra Taggia e Arma. Finalmente il 25 aprile 1945 anche Taggia festeggiò la libertà ritrovata riversandosi nelle strade e nelle piazze. Venne nominato Sindaco provvisorio l'avvocato Agnese Anfossi.